Di quell’estate ricordo soprattutto il caldo asfissiante. Il sole alto nel cielo senza nuvole e l’aria irrespirabile dell’agosto lombardo rendevano le giornate monotone e faticose. Piegati dalla calura e dall’afa, ci trascinavamo da una stanza all’altra per poi piegarci, come rami di un salice, su sedie e cuscini. Ogni tramonto era salutato con gioia vibrante, ma illusoria, poiché la sera non portava quasi mai la brezza rinfrescante che agognavamo come elemosinanti, ma solo opprimente e immota oscurità. Tra le spiacevoli conseguenze, una serie senza fine di notti insonni.
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Io, punk
Tutto ebbe inizio nel parchetto del paese.
A quei tempi, quando si voleva andare a caccia di ragazze, la cosa migliore da fare era passare al mercato e girare tra le bancarelle aguzzando la vista. Ora che è tutto un po’ diverso, sembra strano a dirsi, eppure di gente della nostra età ne girava e noi, in una certa misura, sapevamo divertirci. Ciò non toglie, comunque, che alla fine delle nostre lunghe incursioni finissimo sempre, con le pive nel sacco, al parchetto. Continue reading “Io, punk”
Parigi. Un amore senza fine
Mancavano ancora più di novecento chilometri e già sentivo il profumo di crêpe diffondersi tra i bistro e i boulevard.
L’alba era da poco spuntata e il freddo mattino autunnale accoglieva le nostre membra intorpidite tra i binari della stazione di Porta Garibaldi. Eravamo in due, quel giorno. Io e Giovanni, per tutti Gianni, o Giàni, che si usi il dialetto o meno. Più semplicemente, mio nonno paterno.
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9 PM, February 27th 2018, Malpensa Airport
There was a long line checkin’ in. Voices of departing flights came out of the speakers. Hasty travelers ran from here to there dragging heavy luggages covered in plastic, and swearing in multiple languages.
Artificial lights illuminated the grey atmosphere in that cold winter night. Lost inside the wide spaces of the airport, I was getting ready for the departure.
Everything I cared about in that moment was a tasty pizza on my plate, Mohamed’s silly jokes and my own stupid effort to hide every symptom of anxiety.
Anno Zero
Erano le nove di sera del 27 febbraio.
C’era una fila interminabile al check in. Dagli altoparlanti suonavano annunci di voli in partenza. Viaggiatori frettolosi correvano di qua e di là trascinando bagagli ricoperti di cellophane e imprecando in mille lingue diverse.