Mancavano ancora più di novecento chilometri e già sentivo il profumo di crêpe diffondersi tra i bistro e i boulevard.
L’alba era da poco spuntata e il freddo mattino autunnale accoglieva le nostre membra intorpidite tra i binari della stazione di Porta Garibaldi. Eravamo in due, quel giorno. Io e Giovanni, per tutti Gianni, o Giàni, che si usi il dialetto o meno. Più semplicemente, mio nonno paterno.
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