Padre Ignazio era il bibliotecario del monastero di Avio. Lo era diventato dieci anni prima, quando il suo predecessore, padre Tobia, era passato a miglior vita dopo una lunga malattia al cuore.
Non che gli piacesse più di tanto prender polvere tra scaffali e vecchi tomi, ma era sempre meglio che sporcarsi le mani zappando la terra o perdere qualche falange al laboratorio di padre Fernando. Era un lavoro noioso, ma sicuro.
E poi, fatto ancor più sorprendente per un uomo non troppo colto, star vicino alle pagine ingiallite dei libri gli consentiva di perdersi nelle trame di storie e leggende antiche.