Di quell’estate ricordo soprattutto il caldo asfissiante. Il sole alto nel cielo senza nuvole e l’aria irrespirabile dell’agosto lombardo rendevano le giornate monotone e faticose. Piegati dalla calura e dall’afa, ci trascinavamo da una stanza all’altra per poi piegarci, come rami di un salice, su sedie e cuscini. Ogni tramonto era salutato con gioia vibrante, ma illusoria, poiché la sera non portava quasi mai la brezza rinfrescante che agognavamo come elemosinanti, ma solo opprimente e immota oscurità. Tra le spiacevoli conseguenze, una serie senza fine di notti insonni.
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