Cultura

Scrivere in una modernità senza narrazione

In qualità di insegnante, sovente mi interrogo sulle potenzialità delle attività di scrittura nel contesto d’apprendimento di una lingua seconda. La produzione scritta è, per l’allievo non madrelingua, una delle abilità primarie da sviluppare nel lungo processo apprenditivo.
Tradizionalmente considerata ostica da insegnare, perché esige dallo studente una certa capacità di elaborazione e organizzazione concettuale, la scrittura è stata rivalutata in positivo negli ultimi anni, se è vero che la tendenza della glottodidattica contemporanea è quella di proporre piccole attività di composizione fin dai primi livelli di conoscenza della lingua. Di conseguenza, non è affatto raro trovare degli esercizi finalizzati alla produzione di brevi frasi, poesie o didascalie nei manuali dedicati al livello A1.

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Cultura

Che cos’è la scrittura?

Sapete, nel corso dei tempi sono state date tante definizioni alla scrittura.
Quella strana, curiosa, discussa attività di chi si vuole o si fa definire scrittore.
Molti protagonisti hanno cercato in prima persona di teorizzare il proprio lavoro dando un senso a ciò che stavano facendo. Intellettuali, eruditi, romanzieri e poeti hanno riflettuto su quella missione, sui contenuti, ma anche sulla lingua che d’occasione in occasione veniva utilizzata.
E questo continuo interrogarsi, sebbene non abbia prodotto risposte o verità assolute, è stato un fondamentale esercizio di stile che ci ha portati a un mutamento nella concezione del ruolo dello scrittore nel continuum storico. Una posizione che da un prestigio storicamente notevole è andata, ahimè, svalutandosi, fino ad arrivare ai tempi più recenti, in cui il seggio occupato dallo scrittore nella società è tristemente marginale.

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Cultura

Nero su bianco. Scrivere oggi

Ci vuole poco per costruire un mondo. Basta una penna, unita alla giusta quantità di inchiostro e carta, e les jeux sont faits.
In realtà – insegna la storia della letteratura – c’è molto di più in una “mano che scrive”.

Innanzitutto, ci sono desideri, sogni, impressioni, paure, contraddizioni, esitazioni, riflessioni e tentativi di autoanalisi, masturbazioni intellettuali, memorie di esperienze pregresse, convinzioni e concetti immaturi. C’è, o perlomeno ci dovrebbe essere, una sorta di impalcatura di pensiero che regge la penna e la fa muovere a suo piacere. In altre parole, una parte sostanziosa del proprio vissuto è tradotta, esplicitata, “messa in riga”, in una serie variabile di parole. Che dire poi di quei casi, tanto sofferti quanto mirabili, in cui è la vita nella sua totalità ad affiorare dai periodi e dai capitoli?

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