Ci vuole poco per costruire un mondo. Basta una penna, unita alla giusta quantità di inchiostro e carta, e les jeux sont faits.
In realtà – insegna la storia della letteratura – c’è molto di più in una “mano che scrive”.
Innanzitutto, ci sono desideri, sogni, impressioni, paure, contraddizioni, esitazioni, riflessioni e tentativi di autoanalisi, masturbazioni intellettuali, memorie di esperienze pregresse, convinzioni e concetti immaturi. C’è, o perlomeno ci dovrebbe essere, una sorta di impalcatura di pensiero che regge la penna e la fa muovere a suo piacere. In altre parole, una parte sostanziosa del proprio vissuto è tradotta, esplicitata, “messa in riga”, in una serie variabile di parole. Che dire poi di quei casi, tanto sofferti quanto mirabili, in cui è la vita nella sua totalità ad affiorare dai periodi e dai capitoli?
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