Editoriale di fine anno
Non so voi, ma io sono cresciuto con la ferma convinzione che l’universo, oltre a essere in continua espansione, sia regolato da leggi che tendono a mantenere un equilibrio perfetto e costante.
Pertanto, quando un evento benevolo fa pendere la bilancia dal lato della Fortuna, mi attendo di lì a breve un qualche nefasto incidente che ristabilisca la parità originaria. Viceversa, quando eventi negativi si succedono uno dietro l’altro, ogni volta mi sorprendo ad attendere, impaziente, la catarsi.
L’ultimo anno, tuttavia, ha messo in crisi questa mia teoria, fondata su sensazioni piuttosto che su effettivi ragionamenti. E si sa che quando le teorie formulate così, di pancia, vengono abbattute, le reazioni non sono mai di serena e matura accettazione, bensì scatenano pericolosi meccanismi di autodifesa e di de-responsabilizzazione. Meccanismi che trovano le proprie radici nella nostra atavica codardia e che, per secoli, si sono nascosti sotto strati di falsa solidarietà e ben pensare.
Il 2020 ha colpito con veemenza il precario equilibrio del mondo, accentuando le diseguaglianze sociali, economiche e morali, e mostrando il cieco disinteresse che le alimenta. La patina di ipocrisia che ricopre l’umanità tutta si scioglie come neve marcia su putrido asfalto. E la parata di sorrisini, canzonette, baci, abbracci, immagini, parole e sospiri, si mostra per quello che realmente è: una ridicola manifestazione di indifferenza e meschinità.
– Andrà tutto bene!
– Ce la faremo.
Ma la verità è che abbiamo fallito in partenza. Da decenni, il fallimento – soprattutto etico – dell’umanità è cosa nota a chi ancora sa ragionare cum grano salis. Solo che, finora, il fallimento è stato attutito, coperto, silenziato dalle menzogne che, in un modo o nell’altro, continuiamo a raccontarci. Che siamo tutti bravi, belli, ricchi e che le nostre preoccupazioni giornaliere non vanno oltre la perdita momentanea della connessione e la batteria dello smartphone che si consuma troppo in fretta.
La pandemia è intervenuta a mostrare tutto questo. A rivelarci che, in fin dei conti, Hobbes aveva ragione e che l’ideale ancor oggi imperante è quello dell’HOMO HOMINI LUPUS.
– Ma tanto il virus è lontano. Non arriverà mai qui! (egoismo)
– Beh, anche se lo prendo, sarà come una forte influenza. Dopotutto, sono giovane e posso superarla (istinto di sopravvivenza)
– Non c’è di che preoccuparsi. Le conseguenze peggiori le subiscono gli anziani e chi ha patologie pregresse (predominanza del più forte sul più debole).
Niente di tutto questo ha fondamento scientifico né, soprattutto, dovrebbe passare il vaglio della nostra morale. Invece lo fa e, giorno dopo giorno, si consolida come verità pseudoscientifica, dimostrata dagli studi del Sentito Dire dell’Università del Senso Comune.
La pandemia non è colpa nostra. Inutile nascondersi dietro a ipotesi più o meno complottistiche (le quali, tutto sommato, non sono che il risultato della cronica incapacità di accettare la realtà per quello che è, ossia inspiegabile e non sempre dipendente da noi, e il volerci vedere sempre qualcosa di “altro”, che ci giustifichi e ci scagioni dalle nostre mancanze). La verità, posto che ne esista davvero una, solida e immutabile, è che l’universo ha smesso di essere bilanciato. O forse non lo è mai stato davvero.
E questo ci fa pensare che, in qualche modo, dobbiamo aver fatto qualcosa di tremendamente sbagliato per meritarci una punizione tanto grande. Che questa mancanza d’aria sia, in fondo, il contrappasso dantesco per aver soffocato, ispirati dal progresso e dal benessere, chi è più debole e non ha difese: l’albero, la creatura del bosco, la specie marina, il povero, il folle, il tossico, l’emarginato.
A dire il vero, questo non ha nulla a che vedere con la pandemia. Lo sappiamo. Sono colpe di cui pagheremo il prezzo in futuro.Ora paghiamo per qualcosa che, come detto poc’anzi, non dipende da noi, ma sfugge al nostro controllo, ispirando in molti il peggior retro-pensiero.
E sapete qual è la cosa peggiore? Che, pur essendoci guardati allo specchio, la tendenza non s’inverte. Anzi, il disequilibrio si accentua e l’ipocrisia sovrasta tutto con impeto ancora maggiore.
– Si salvi chi può!, urla il capitano. Ed eccolo scendere per primo dalla nave.
Non eccediamo, però, in catastrofismi. L’anno venturo non ci porterà all’estinzione. Perlomeno, non a quel tipo di estinzione a cui pensano tutti.Il grande dilemma, infatti, è un altro: che tipo di umanità sarà quella post-covid? Di quali valori sarà portatrice? Sarà sopravvissuto un barlume di sana e autentica morale oppure proseguiremo sulla strada dell’indifferenza e della locura1?
NOTE:
1 Chi ha visto la serie “Boris” sa di cosa parlo e sa quanto sia stata, da più punti di vista, profetica.
Per il riferimento, si veda:
https://www.youtube.com/watch?v=ZIkgAkJftAE
Credo nella nostra responsabilità: abbiamo mancato di rispetto verso il nostro pianeta azzurro.
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Sono d’accordo. Come scritto nell’editoriale, le atrocità che abbiamo commesso e che continuiamo a commettere nei confronti della natura torneranno indietro come un boomerang e le conseguenze ci colpiranno ancor più di quanto non abbiano già fatto in questi ultimi anni.
La cosa più frustrante è vedere l’occhio della massa (indirizzato dai media) costantemente fissato sulle emergenze presenti (piccole o grandi che siano), e, perciò, dimentico delle problematiche a lungo termine. Sì, ogni tanto, qualche sparuta notizia compare su questa o quella testata giornalistica, ma, “per far notizia”, oggi, occorre che si tratti di eventi talmente catastrofici da superare, in tragicità, la pandemia. Il punto è: dobbiamo per forza arrivare a tal punto per accorgerci dei danni irreversibili che stiamo causando all’ecosistema?
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L’uomo è stolto purtroppo e piange quando ormai il latte è già versato. Mi auguro che arrivi finalmente il tempo della consapevolezza per tutti. Nel mio piccolo faccio di tutto per non danneggiare l’ambiente, so che è poco ma se tutti facessimo nel nostro quotidiano il possibile riusciremmo perfino a modificare le scelte ad alti livelli.
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