Italiano per stranieri: quali serie tv per imparare?

L’apprendimento di una lingua straniera nel mondo di Internet ha caratteristiche ben diverse dall’idea ormai rétro del manuale e degli esercizi svolti con carta e penna.
Sebbene non si possa ancora prescindere da quel processo “meccanico” per il quale acquisiamo informazioni nuove ascoltando, leggendo, ripetendo e trascrivendo, oggi è possibile arricchire il nostro percorso di apprendimento grazie agli strumenti offerti dalla rete. Contenuti multimediali come film, serie tv, videoclip musicali, conferenze e webinar, sono ormai all’ordine del giorno nelle unità didattiche dei diversi sillabi e programmi scolastici.

Nello specifico, si tratta di capire se sia effettivamente possibile migliorare la conoscenza della lingua italiana servendosi delle serie TV, format a oggi predominante.
Grazie a piattaforme come Netflix, Prime Video, Disney+, NowTV, lo streaming on-line è divenuto il principale veicolo dei contenuti televisivi e cinematografici, trasformando i nostri pc, tablet e smartphone nei nuovi cinema e nelle nuove TV.
Al di là della portata del fenomeno, quello che mi interessa approfondire è l’effettiva utilità ai fini dell’apprendimento dell’italiano come lingua straniera. Se è vero, infatti, che per quanto riguarda l’inglese (in tutte le sue varianti), l’offerta per l’apprendente è quasi illimitata, possiamo dire la stessa cosa per uno studente che vuole imparare la nostra lingua?

Esistono serie TV di qualità che possano rivelarsi davvero utili?
A differenza dei paesi anglofoni, noi veniamo da una tradizione che non conta numerosissimi esempi di serie televisive di alta qualità. Fino a pochi anni fa, nelle nostre sale spopolavano fiction poliziesche come Distretto di Polizia, Carabinieri, Squadra Antimafia, ecc. e ancora soap opera come Un posto al sole, Vivere e CentoVetrine. Prodotti di discreto successo, ma dallo spessore tecnico praticamente nullo.
Naturalmente, nessuno vieta agli studenti stranieri di avvicinarsi a Un medico in famiglia o Don Matteo, ma permettetemi di dubitare che queste possano suscitare interesse e gradimento in una platea giovane e abituata a standard ben più alti. Bisogna puntare a qualcosa di meglio per intrattenere gli apprendenti e far sì che traggano dallo svago l’occasione per esercitare il proprio orecchio ed estendere il proprio vocabolario.

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Effettivamente, qualcosa di buono è stato fatto anche in Italia. Serie crime come GomorraRomanzo Criminale Suburra hanno avuto molto successo, anche al di fuori dei nostri confini.
Qui sorge un problema, però: queste serie TV non offrono una varietà linguistica adeguata. In Gomorra non si parla un italiano standard (posto che esista!), ma dialetto napoletano. In Suburra Romanzo Criminale domina il romanesco.
Ne consegue che queste non possano essere prese in considerazione come oggetto di visione da parte dei nostri studenti stranieri, i quali hanno bisogno di entrare in contatto con una lingua il meno possibile soggetta a influenze regionali.

Che cosa proporre allora? Beh, come vi dicevo, qualcosa di buono c’è. Anche per quanto riguarda l’italiano, per così dire, “standard”.
Un caso eccellente è dato dalle due serie di Paolo Sorrentino, The Young Pope (2016) e The New Pope (2020), produzioni internazionali con attori di grande caratura, come Jude Law, Diane Keaton e John Malkovich. Naturalmente, la presenza di numerosi attori stranieri ha reso necessaria la recitazione in lingua inglese seguita poi da un lavoro di doppiaggio (che non toglie valore alla serie e sicuramente offre un italiano più “corretto” e affidabile rispetto ai vari regionalismi).

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Per quanto riguarda le produzioni di casa nostra, ancora catalogabili nel poliziesco, ma sicuramente più apprezzabili sotto ogni punto di vista, sono Rocco Schiavone (2016 – in produzione), dramma che racconta le peripezie di un vicequestore piuttosto irascibile, e L’ispettore Coliandro (2006 – in produzione), dai toni un po’ più leggeri e vicini alla commedia.

Altri esempi sono il dramma storico 1992 (2015; con i sequel 1993, 1994), che racconta i prodromi dello scandalo Tangentopoli; Boris (2007-2010, più il film del 2011), invece, è una satira che prende in giro proprio la produzione in serie di fiction e commedie romantiche da due soldi;  e la sit-com tratta dal format francese Camera Cafè (2003-2017), che mette in scena sketch esilaranti e surreali ambientati nell’area relax di un’azienda.

 

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“Tutto qui?” vi chiederete. No, quale extrema ratio, gli studenti potranno sempre affidarsi alle serie tv di produzione straniera doppiate in lingua italiana. Certo, la differenza tra movimento delle labbra e suono può essere un problema, ma la bravura dei doppiatori italiani è spesso tale che lo scarto è ridotto al minimo.
Il consiglio è dunque quello di limitare la visione a quelle serie per le quali è stato fatto un buon lavoro in sede di doppiaggio. Come riconoscerle? Semplicemente chiedendo aiuto a studenti o docenti italiani con una buona conoscenza dell’inglese e un gusto particolare per le serie tv.

Se ancora non vi basta, potete sempre affidarvi alla nostra grande tradizione cinematografica e guardare un film. Ma questo meriterebbe un articolo a parte…

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